Castel San Gottardo

Val d'Adige

Castel San Gottardo, meglio noto come Corona di Mezzo, è menzionato per la prima volta dalle fonti nel 1183.
Si tratta della più vasta e spettacolare fortificazione in grotta d’ambito trentino, edificata sfruttando la cavità naturale della parete rocciosa che sovrasta l’abitato di Mezzocorona, e feudo vescovile concesso ai conti di Appiano.
Nel contesto delle lotte locali per l’egemonia politica sul territorio, intorno alla metà del XII secolo, i conti catturano il principe vescovo di Trento Adelpreto, tenendolo prigioniero presso il Castello di San Gottardo. Una volta liberato grazie ai nobili a lui fedeli, il presule punisce i vassalli riottosi con l’occupazione della corona. Nel 1183 il successore di Adelpreto, Salomone, concede il feudo ai fratelli Arnoldo e Anselmo di Livo, che presumibilmente l’avevano occupato fino ad allora, in seguito alla liberazione del vescovo. I nuovi feudatari prendono il nome di Mezo, successivamente tedeschizzato in Metz. Pochi decenni più tardi il castello si trova al centro di un altro importante episodio: nel 1208 viene saccheggiato dai nobili ribellatisi al principe vescovo Federico Vanga. Sul finire del secolo la fortificazione entra nell’orbita di Mainardo II del Tirolo, che nel 1293 lo acquista e lo concede nuovamente in feudo ai Metz, da allora vassalli tirolesi. Nel corso del XV secolo la casata dei Metz si estingue e nel 1465 Castel San Gottardo passa per breve tempo ai Wolkenstein e più tardi ai Firmian. Poco tempo dopo, nel 1480, Nicolò Firmian e la moglie Dorotea decidono di abbandonare la residenza, troppo austera e scomoda, commissionando la costruzione di Castel Firmian nel vicino fondovalle. Il Castello di San Gottardo da allora e per tutto il Settecento diviene un romitorio presso il quale risiedeva un eremita.
Dopo secoli di abbandono la fortificazione si presenta oggi piuttosto danneggiata e compromessa. Permangono tuttavia tracce significative, costituite da una robusta cortina che protegge due nuclei residenziali ben definiti, collegati dal camminamento che risale tra la roccia e il muro di contenimento. L’ingresso al castello si apre attraverso una porta a tutto sesto sopra la quale campeggia lo stemma affrescato dei Metz, realizzato forse sul finire del Trecento.

E. POSSENTI, G. GENTILINI, W. LANDI, M. CUNACCIA (a cura di), Castra, castelli e domus murate. Corpus dei siti fortificati trentini tra tardoantico e basso medioevo. Apsat 5, pp. 180-183. Mantova 2013.
U. RAFFAELLI, Castelli del Trentino. Trento 2007.
G. M. TABARELLI, Castelli in grotta nel Trentino e in Alto Adige, in Studi Trentini di Scienze Storiche LXX, sez. II-1, 1991, pp. 17-49.
A. GORFER, I Castelli del Trentino, vol. III. Trento 1990.
G. M. TABARELLI, F. CONTI, Castelli del Trentino. Milano 1974.

  • Tipologia: Fortificazione in grotta
  • Localizzazione: Val d'Adige
  • Comune: Mezzocorona

GALLERY

LOCALIZZAZIONE

  • Michael Zeno Diemer, ante 1939

    Ampia e spettacolare veduta ravvicinata delle rovine del castello di San Gottardo, colte di scorcio, all´interno della cavità rocciosa incassata nella rupe strapiombante.

  • Matthias Burgklechner (o Burgklehner), 1611

    La carta topografica rappresenta il territorio Tirolese. Il castello di Mezzocorona viene delineato in questa grande mappa nei suoi tratti salienti e rappresentato sulla parete rocciosa da dove domina il paese sottostante.

  • Johanna von Isser Grossrubatscher, 1831

    Il castello di San Gottardo appare nell’immagine perfettamente riconoscibile per la sua particolare collocazione; la roccia sovrasta i vari corpi di fabbrica di cui è composto il complesso che appare già nella veduta ottocentesca allo stato ruderale

  • Tipologia: Fortificazione in grotta
  • Localizzazione: Val d'Adige
  • Comune: Mezzocorona

La leggenda narra che nei secoli passati nell’antro di San Gottardo vivesse un mostro chiamato basilisco. Mezzo drago, mezzo uccello, aveva grandi ali con le quali si gettava sulle prede, che non avevano scampo: spalancate le fauci, le inceneriva col fuoco.
La popolazione era terrorizzata dalla mostruosa creatura, finché un cavaliere non decise di affrontarla. Per alcuni era un giovane della famiglia Firmian, per altri lo stesso San Gottardo, che giunse alla grotta ben armato e protetto dalla pesante armatura di ferro. Per attirare il basilisco pose del latte all’interno dell’antro e il feroce animale, caduto nell’inganno, si avvicinò, e il cavaliere subito vi si gettò contro con impeto. Tagliata la testa al mostro la infilò in una picca portandola al villaggio come trofeo. Ad un tratto, una goccia del sangue del basilisco colò fin sotto la corazza di ferro del cavaliere, e appena il sangue toccò la pelle il suo corpo venne incenerito.

  • Tipologia: Fortificazione in grotta
  • Localizzazione: Val d'Adige
  • Comune: Mezzocorona