Castel Selva

Valsugana

Il primo documento diretto relativo a Castel Selva risale al 1224, in occasione della visita del vescovo di Trento Gerardo Oscasali, che richiede un resoconto dello stato della struttura.
Il castello sorge poco distante dall’abitato di Levico, in posizione di rilievo rispetto al fondovalle. Sicuramente con funzione di controllo viario, è stato ipotizzato che potesse anche fungere da rifugio comune per gli abitanti della zona.
Feudo di pertinenza vescovile, viene affidato alla famiglia dei Caldonazzo: un documento del 1226 testimonia che il castello viene concesso a Corrado di Caldonazzo dal principe vescovo Salomone. L’atto riporta la conferma della sottomissione dei Caldonazzo, nella persona di Corradino, figlio di Corrado, che si impegna a rispettare il patto feudale, mettendo a disposizione dei presuli il castello ogni qual volta l’avessero ritenuto opportuno.
Nel corso del XIII secolo la Valsugana viene messa a ferro e fuoco dal signore di Treviso Ezzelino da Romano. Nel 1275 viene occupato da Mainardo II del Tirolo, che lo restituisce alla Chiesa di Trento solamente nel 1302. I Caldonazzo-Castelnuovo detengono il feudo fino al 1340, quando viene solennemente restituito ai principi vescovi tridentini. Qualche tempo dopo i padovani da Carrara occupano Castel Selva e le rocche vicine, ma una volta sconfitti da Siccone di Caldonazzo sono costretti a cedere il castello alle truppe tirolesi. Dopo ulteriori vicende belliche, nel 1371 torna sotto controllo dei presuli, e a partire dalla seconda metà del XV secolo viene affidato ad una lunga serie di capitani e funzionari vescovili. I signori di Trento commissionano svariate opere di ristrutturazione di Castel Selva, profondamente danneggiato dagli innumerevoli eventi bellici di cui fu protagonista. L’intervento più radicale viene commissionato da Bernardo Clesio, il quale ordina l’allestimento di un cantiere i cui lavori si svolgono tra il 1519 e il 1537. Numerosi artisti vengono ingaggiati per affrescare le stanze del castello, i soffitti vengono decorati con raffinati cassettoni e i boschi e le terre incolte attorno al maniero vengono trasformati in giardini e vigneti. Nonostante il grande impegno del Clesio per dare alla fortificazione una nuova fisionomia più consona ad una dimora signorile, col passare del tempo l´edificio cade in rovina, e nel 1777 il principe vescovo Pietro Vigilio Thun lo cede all’Austria. Due anni più tardi viene acquistato dal comune di Levico e gli abitanti del borgo lo smantellano per riutilizzare le solide pietre con cui era stato edificato.
Pur ridotto allo stato di rudere, i restauri compiuti sul finire degli anni Settanta hanno permesso di riportare in luce interessanti elementi del complesso di Castel Selva. Emerge in particolare l’ampio selciato della corte, che si sviluppa per 200 mq. Qui con ogni probabilità dovevano affacciarsi gli edifici nominati da un inventario del 1579: la loggia dell’orologio e del campanello e l’abitazione del reverendissimo signore.

E. POSSENTI, G. GENTILINI, W. LANDI, M. CUNACCIA (a cura di), Castra, castelli e domus murate. Corpus dei siti fortificati trentini tra tardoantico e basso medioevo. Apsat 4, pp. 101-106. Mantova 2013.
A. GORFER, I Castelli del Trentino, vol. II. Trento 1987.

  • Tipologia: Castello
  • Localizzazione: Valsugana
  • Comune: Selva di Levico

GALLERY

LOCALIZZAZIONE

  • Johanna von Isser Grossrubatscher, XIX secolo

    Nel disegno realizzato a punta d'argento l'autrice restituisce l'immagine di un castello già in avanzato stato di rudere. Nella veduta è curato il dettaglio del paesaggio e dell'abitato di Levico, su cui domina Castel Selva.

  • Otto Piper, ante 1910

    Nel disegno l'autore tratteggia in maniera essenziale  le strutture superstiti del castello quali il rondello e alcune vele degli edifici cinquecenteschi, benché il complesso fortificato si presenti ormai in avanzato stato ruderale.

  • Tipologia: Castello
  • Localizzazione: Valsugana
  • Comune: Selva di Levico

Alla metà del Cinquecento un atroce delitto si consumò tra le mura di Castel Selva. La storia ci è tramandata da una cronaca scritta da Giacomo Castelrotto, a quel tempo funzionario presso il castello per conto del cardinale Madruzzo. Protagonista dell’episodio fu Anna, la moglie del custode di Selva, Jacomo della Judecaria. La cronaca sostiene che la fanciulla frequentasse clandestinamente due uomini: il vicentino Cerato e Zuan Tachelo di Nago. Quando il consorte lasciava per qualche tempo il castello, Anna invitava i due uomini, che giungevano a Castel Selva insieme a dei musicisti per allietare i banchetti. Venuto a sapere del comportamento della moglie, Jacomo sorprese gli ospiti ignari della sua presenza e, in preda all’ira, uccise a coltellate Cerato e ferì gravemente Zuan Tachelo, che sarebbe morto il giorno seguente.

  • Tipologia: Castello
  • Localizzazione: Valsugana
  • Comune: Selva di Levico