Nelle fonti del 1188 compare per la prima volta Pietro di Nomi, signore del castello, che partecipa ad una riunione feudale tenutasi ad Egna, mentre la prima menzione del "castrum de Numio" è molto più tarda e risale al 1333.
I resti del castello sorgono a precipizio sullo sperone roccioso del dosso Corona, soprastante l’abitato di Nomi. La posizione permetteva uno straordinario controllo visivo del territorio, e la struttura era parte integrante del complesso di chiusa fortificata organizzato tra Nomi e Castel Pietra, al di là dell’Adige, sfruttando la morfologia del territorio determinata dall’antico corso del fiume.
La storia del castello di Nomi risulta di non facile ricostruzione a causa della penuria documentaria. In data imprecisata tra il XIII e il XIV secolo la fortificazione entra a far parte dei domini della famiglia Castelbarco: nel 1333 il castrum compare infatti tra i beni che vengono suddivisi tra i figli di Aldrighetto Castelbarco di Lizzana. Passato ad Azzone, nel 1407 giunge per via ereditaria nelle mani di Marcabruno II da Beseno. Proprio nel Quattrocento, periodo della formazione del dominio veneziano nel Trentino meridionale, il castello sembra vivere i momenti di maggior importanza grazie al valore strategico determinato dallo stabilizzarsi del confine tra impero e Serenissima proprio all’altezza di Nomi-Calliano. Stando alle cronache, nel luglio del 1487, qualche tempo prima della battaglia di Calliano, Castel Nomi viene espugnato e saccheggiato dall’esercito veneziano guidato da Roberto da Sanseverino. I Veneti riorganizzano le difese del castello in vista di successivi scontri contro i Tirolesi, ma la sconfitta inflitta alla Serenissima nella battaglia di Calliano permette il ritorno del castello all´interno dei domini imperiali. Ritornato in un primo tempo ai Castelbarco, viene nuovamente acquisito da Massimiliano I, ma la sua storia sembra concludersi proprio in questi anni: un documento d’infeudazione del 1507menziona infatti il dosso dove un tempo un castello era edificato. Questa ed altre testimonianze coeve hanno suggerito che il suo decadimento allo stato di rudere sarebbe avvenuto già tra il XV e il XVI secolo.
Oggi, pur deteriorato a causa dell’incuria e dei danni inflitti dal tempo, Castel Nomi gode ancora di tutto il suo fascino, dovuto alla straordinaria posizione che lo vede ergersi con audacia a precipizio sulla roccia. Recenti ricerche archeologiche hanno permesso di individuare nel complesso due distinte fasi edificatorie: alla prima fase risalirebbero il nucleo originario e un piccolo forno per l’attività metallurgica; alla fase successiva è invece ascrivibile il rafforzamento delle strutture e in particolare l’approntamento di una nuova cinta fortificata, da attribuire ptobabilmente al periodo di occupazione veneziana.
E. POSSENTI, G. GENTILINI, W. LANDI, M. CUNACCIA (a cura di), Castra, castelli e domus murate. Corpus dei siti fortificati trentini tra tardoantico e basso medioevo. Apsat 4, 5, 6. Mantova 2013.
A. GORFER, I Castelli del Trentino, vol. IV. Trento 1994.