Le prime fonti che citano il castello di Rovereto risalgono alla metà del XIV secolo: la rocca è menzionata come "Casteljunclum de novo edificatum" e risulta di diritto vescovile. Risale al 1354 la notizia che vede Marcabruno di Castelbarco sottoscrivere un contratto feudale nella sala del camino della fortezza roveretana. I Castelbarco restano nel capoluogo lagarino fino al primo decennio del 1400 quando, per volontà testamentaria, cedono ai veneziani il controllo di tutta la valle. Nel 1416 i veneziani assediano e prendono la città della e, a seguito di accordi diplomatici, ad Aldrighetto Castelbarco vengono consegnati il Castello di Nomi e una pensione annua in cambio del castello di Rovereto, del suburbio e di castel Pradaglia.
I veneziani iniziano un’opera di ristrutturazione e fortificazione del maniero che ne modifica l’assetto medievale: a questi interventi sono da ricondurre la costruzione della seconda cinta muraria, i camminamenti, i torrioni – Marino, Malipiero e Coltrino – lo sperone ed il bastione. Dopo un periodo di dominazione veneziana Rovereto viene liberata dalle truppe imperiali il 1° giugno del 1509, ed elevata da Massimiliano al rango di città. Morto l’imperatore viene proposto di annettere la città al Tirolo, ma la proposta incontra l’opposizione dei cittadini, timorosi di perdere privilegi ed autonomia. Nel 1564 la città viene nuovamente occupata dalle truppe imperiali, che costringono i cittadini a giurare fedeltà a Ferdinando I. L´imperatore aggrega la città ai territori tirolesi, privandola dell’autonomia concessa da Massimiliano. Dalla prima metà del XVII secolo il castello perde importanza come piazzaforte e va incontro ad un lungo processo di abbandono, che vede anche la conversione del territorio contiguo in area agricola.
Con l´annessione del Trentino all’impero d’Austria il castello subisce una sostanziale ristrutturazione e il nucleo fortificato situato in destra Leno viene staccato dal corpo principale ed adibito a dogana posta sulla via verso il vicentino. La fortificazione viene utilizzata anche come ospizio per i mendicanti e come caserma fino alla conclusione del primo conflitto mondiale.
Nel 1920 iniziano i lavori di recupero e restauro degli edifici costituenti il castello, finalizzati ad ospitare il Museo storico italiano della guerra, di cui ancora oggi è sede.
E. POSSENTI, G. GENTILINI, W. LANDI, M. CUNACCIA (a cura di), Castra, castelli e domus murate. Corpus dei siti fortificati trentini tra tardoantico e basso medioevo. Apsat 5, pp. 145-153. Mantova 2013.
F. DEGASPERI, Castelli del Trentino Alto Adige. Trento 2011.
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